LIEVITO di Cyop&Kaf: docu-indagine sulla relazione educativa delle nuove generazioni a Napoli
A circa otto anni da “Il segreto“, cyop&kaf tornano a raccontare bambini e adolescenti della città di Napoli con “Lievito“. Con questa sorta di docu-indagine si interrogano sulla relazione educativa. Come in un caleidoscopio, le immagini del presente, girate in diversi ambienti (ma non a scuola), riflettono e riverberano, con frammenti di pellicole del passato, il lavorio tenace e sotterraneo di differenti tipologie di “Maestri“.
Una colonia estiva, un dojo di judo, un laboratorio teatrale in un museo di arte contemporanea: le relazioni tra gruppi di adolescenti e le loro guide adulte; i metodi didattici e le pratiche educative; le regole materiali e simboliche; il rapporto tra la forma dei luoghi e i comportamenti. Intorno, a mo’ di cornice, le storie di Bruno Leone, guarattellaro, e di Peppe Carini, maestro, a mostrare le radici profonde di ogni rapporto tra allievi e maestri, ma anche le suggestioni politiche di un passato solo apparentemente remoto, in una città, Napoli, in cui la scuola non è mai stata l’unico luogo, e nemmeno il principale, dove imparare a vivere.
cyop&kaf e il “Lievito” educativo della città di Napoli
Dopo aver mostrato le avventure di un gruppo di ragazzi di strada napoletani nel film “Il segreto” (2013), abbiamo continuato a interagire con bambini e adolescenti della città, usando “anche” la telecamera per interrogarci sulle nostre pratiche e sulle loro condizioni di vita. “Lievito” è il frutto di un percorso di osservazione e riflessione cominciato più di vent’anni fa. Ciò che mostra – il rapporto tra adulti e adolescenti nello spazio intermedio che cresce tra la strada, la famiglia e la scuola – è al centro della nostra poetica.
Da questa vicinanza deriva anche il modo di filmare e in certi momenti l’incrocio quasi letterale tra le nostre azioni e la trama del film. Un’associazione che opera nel centro storico della città organizza un soggiorno estivo per adolescenti nel parco naturale del Cilento. Un società sportiva insediata nel complesso semi-abbandonato dell’Albergo dei Poveri diventa un punto di riferimento per centinaia di giovani, in particolare per l’avviamento alle arti marziali. Un museo di arte contemporanea apre i propri spazi a un laboratorio teatrale nell’ambito di un progetto che coinvolge adolescenti di tutti gli strati sociali. In un posto come Napoli, in cui la scuola non è mai stato l’unico e il più importante agente formativo per larghi strati della popolazione, indagare che cosa, dove, da chi e come apprendono oggi le nuove generazioni, comporta una ricognizione di ambienti e situazioni disparate.
Il film è quasi un controcanto agli ambienti informali e alle relazioni esclusivamente tra pari che sono al centro de “Il segreto“. Se in quel film verificavamo sul campo la metafora della strada come “maestra di vita”, mostrando tutte le contraddizioni del caso ma anche documentando, con empatia e senza moralismi, un universo parallelo, con regole e confini propri, in “Lievito” la presenza dell’adulto ha un ruolo preminente e codificato, di garante e di guida. Il rapporto maestro-allievo è indagato qui nella sua fase costruttiva, ascendente. Restano appena accennate le zone d’ombra, le resistenze, e dilazionato in un tempo indefinito l’inevitabile momento in cui l’allievo comincerà a dubitare degli insegnamenti del maestro.
L’apprendimento procede peer tentativi, richiede volontà, esercizio, convinzione. L’esperienza si costruisce nella vicinanza e nel rispetto degli altri. La nostra telecamera resta ferma sulle relazioni, non si allarga al contesto dell’intervento sociale in città, influenzato da troppi fattori per essere davvero all’altezza dei suoi proclamati obiettivi di emancipazione. Il cambiamento, se avviene, si produce nel rapporto con l’altro. Due esili tracce, che avvolgono la trama principale, ci consentono però di approfondire lo sguardo.
Nella storia del maestro di guarrattelle Bruno Leone è il valore del passaggio di consegne, l’ininterrotta catena maestro-allievo che comporta ogni trasmissione di sapere. Peppe Caarini invece, ripercorrendo con l’aiuto di vecchi filmati la storia della Mensa bambini proletari, rievoca un periodo non così lontano in cui la relazione educativa era il presupposto per chi intendeva mettere in discussione i consolidati assetti politici e sociali della città.
Cyop&Kaf
Cyop&Kaf da oltre vent’anni vanno infestando la loro città con segni che i più definiscono inquietanti. Utilizzano ogni mezzo necessario affinché i luoghi, loro stessi, e le persone che li vivono, possano trasformare innanzitutto la percezione spesso incrostata che hanno di sé stessi.
Per queste e mille altre ragioni sconfinano talvolta nella scrittura (napolimonitor.it), nell’urbanistica (Quartieri Spagnoli / Taranto), nel Cinema (Il segreto / Lievito). Fanno ricerca insomma, e hanno pure vinto dei premi, ma questo a loro veramente non importa.