IDDU – una commedia nera tragicamente ridicola con Toni Servillo e Elio Germano
Presentato in concorso all’81ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, IDDU è un film liberamente ispirato a fatti realmente accaduti. I registi e sceneggiatori Antonio Piazza e Fabio Grassadonia (Salvo – Sicilian Ghost Story) preparavano da tempo un film sul boss Matteo Messina Denaro basandosi su ciò che era emerso dalle indagini e dalle cronache ma soprattutto sulle loro intuizioni che, dalla cattura nel gennaio del 2023, sono state in gran parte confermate dai fatti.
Prendendo spunto da atti giudiziari e da documenti rinvenuti in seguito all’arresto del mafioso, Piazza e Grassadonia raccontano un periodo della sua latitanza creando personaggi frutto della loro fantasia ma specchio di quella reale umanità che gravitava attorno all’ultimo padrino. Il film cerca, per quanto possibile, di andare a fondo nella sua indecifrabile personalità e soprattutto di mostrare il meticoloso e variopinto sistema di relazioni alimentato dal suo essere invisibile. In questo caso la realtà è un punto di partenza, non una destinazione…i pizzini “protagonisti” della storia sono reali come la maggior parte degli eventi raccontati in flashback riguardanti l’infanzia del boss.
In IDDU il latitante “è il centro di una danza vorticosa di personaggi che nel sonno della ragione rincorrono sogni che finiscono sempre per trasformarsi in incubi. Incubi tragici e ridicoli” come spiegato emblematicamente dai registi.
Interpreti magistrali del film Toni Servillo e Elio Germano, per la prima volta insieme sul grande schermo, circondati da un cast di alto livello che comprende Fausto Russo Alesi, Antonia Truppo, Tommaso Ragno, Barbora Bobulova, Daniela Marra, Betti Pedrazzi, Roberto De Francesco.
La trama
SICILIA, PRIMI ANNI 2000
Dopo alcuni anni in prigione per mafia, Catello, politico di lungo corso, ha perso tutto. Quando i Servizi Segreti italiani gli chiedono aiuto per catturare il suo figlioccio Matteo, ultimo grande latitante di mafia in circolazione, Catello coglie l’occasione per rimettersi in gioco.
Uomo furbo dalle cento maschere, instancabile illusionista che trasforma verità in menzogna e menzogna in verità, Catello dà vita a un unico quanto improbabile scambio epistolare con il latitante, del cui vuoto emotivo cerca d’approfittare. Un azzardo che con uno dei criminali più ricercati al mondo comporta un certo rischio …
Il periodo storico in cui è ambientato IDDU
Nel 2004, anno nel quale è ambientato Iddu, il capomafia Matteo Messina Denaro è per la rivista americana Forbes il terzo latitante più ricercato al mondo. Il suo curriculum criminale annovera decine di morti e stragi come quelle che hanno sconvolto l’Italia nel 1992 e nel 1993. “Con le persone che ho ucciso”, si vantava prima della latitanza, “potrei riempirci un mio cimitero privato ”. Poi ha evitato inutili esibizioni.
Ponderazione, mimetismo, complicità pervasive all’interno del suo territorio, la Sicilia occidentale, i pilastri della sua trentennale invisibilità. Nell’autunno del 2004 ha inizio il carteggio tra lui e un ex sindaco del suo paese d’origine, incaricato dai servizi segreti italiani di dar vita a una corrispondenza epistolare con il capomafia latitante, sfruttando l’antica consuetudine familiare fra l’ex sindaco e il padre di Matteo, il boss mafioso Francesco Messina Denaro. Grazie allo scambio epistolare tra il latitante e l’ex sindaco, gli investigatori individuano la rete di postini che proteggono e favoriscono la latitanza del boss.
Sembra che la sua cattura sia a portata di mano ma nel 2006 la corrispondenza s’interrompe perché, come spesso succede in Sicilia, un servitore infedele dello Stato coinvolto nelle indagini su Matteo, svela alla stampa la collaborazione dell’ex sindaco con i servizi segreti e Matteo s’inabissa facendo nuovamente perdere le proprie tracce, fino al gennaio 2023 quando è arrestato in una clinica palermitana dove da due anni era in cura per un tumore all’intestino. Muore otto mesi dopo l’arresto a causa del tumore. Porta con sé nella tomba molti segreti, fra i più torbidi della storia recente d’Italia.
L’idea e la lavorazione di IDDU nelle parole dei registi
Liberamente ispirato a fatti accaduti.
I personaggi che vi compaiono sono frutto però della fantasia degli autori.
La realtà è un punto di partenza, non una destinazione
Abbiamo iniziato a sviluppare Iddu nel 2020, tre anni prima dell’arresto di Matteo Messina Denaro. Il giorno dell’arresto, 16 gennaio 2023, eravamo già in preproduzione. Ciò che si è venuto a scoprire della sua vita dal momento dell’arresto in poi ha confermato le intuizioni avute negli anni di studio di questa figura, quando per l’opinione pubblica il latitante era un fantasma indecifrabile e si dubitava perfino che fosse ancora in vita. Le lettere di Matteo Messina Denaro ci avevano aperto infatti uno squarcio sorprendente e inaspettato sull’intimità di questo famoso criminale che sembrava coltivare buone letture – confermate adesso dalla quantità di libri trovati nei suoi ultimi covi – e inclinazioni cinefile.
“Oggi mi ritrovo ad aver letto davvero tanto, essendo la lettura il mio passatempo preferito”, scriveva. I cosiddetti ‘pizzini’, attraverso i quali gestiva la sua vita in clandestinità e i suoi affari criminali, trascendevano la loro funzione pratica di comunicazione criminale, mostrando un certo gusto per l’uso del linguaggio e la capacità di modulare il tono e la lingua a seconda dei diversi destinatari. La sceneggiatura di Iddu trae libera ispirazione proprio dai suoi pizzini e in particolare dal carteggio del 2004 tra il latitante e l’ex sindaco di Castelvetrano e dal contesto – tragico e ridicolo, paradossale e realissimo – che quelle lettere dischiudono. Protagonisti sono Matteo e il personaggio immaginario di Catello Palumbo, forgiati su atti giudiziari e dati biografici di dominio pubblico che riguardano la vicenda di Matteo Messina Denaro.
I temi che emergono nello scambio epistolare riverberano sugli avvenimenti che coinvolgono i due protagonisti, ne sono contrappunto ironico, fanno riemergere tramite flashback alcuni momenti fondanti della “educazione sentimentale” di Matteo, volgono al nero lo sviluppo della storia nel presente, offrendo la chiave di lettura per provare a capire un mondo insensato che continua tragicamente e ridicolmente a riprodurre se stesso. Matteo è il principe riluttante di un mondo vuoto e ridicolo. Lo specchio nel quale un popolo si riflette. Quello specchio rimanda però solo il gran vuoto dentro il quale un popolo sguazza credendo che sia un gran mare baciato dal sole e dagli dei. Commedia nera, tragica e ridicola, che si sviluppa a partire dal diverso tono del racconto dei due protagonisti: quello dell’esuberante Catello, saltimbanco, parolaio, maschera comica, grottesca, sublime, tenera nella sua solare amoralità; quello più claustrofobico che esplora l’infantile e patologico narcisismo di Matteo.
C’è una corrispondenza in termini strutturali, tematici, sensoriali, cromatici fra l’evoluzione della messinscena di Catello e l’evoluzione della messinscena di Matteo. Un travaso fra i loro due mondi dettato dallo scambio epistolare. Un progressivo ricongiungimento dei due diversi toni di messinscena che ritma in una progressiva accelerazione l’intreccio della storia, lega il destino dei due protagonisti e sugella il finale nel quale Catello finisce inesorabilmente intrappolato nella stessa dimensione mortifera di Matteo.
Iddu è il capitolo finale della nostra trilogia, iniziata con Salvo e proseguita con Sicilian Ghost Story. Un’esplorazione tematica, articolata in tre film di tre generi cinematografici, che rielabora il senso e i sentimenti generati dalla nostra esperienza di vita in Sicilia negli anni ’80 e ’90, anni del dominio claustrofobico della mafia e delle conseguenze antropologiche e sociali di questo dominio nel presente.
Fabio Grassadonia e Antonio Piazza