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Cristina Donadio: “quel rimpianto con Fellini e le rinascite culturali napoletane”

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Tra le ospiti più attese della 7a edizione del Social World Film Festival  c’era senza dubbio Cristina Donadio, attrice teatrale e cinematografica che ha esordito sul grande schermo con “Nel regno di Napoli” di Schroeter per poi lavorare con Pasquale Squitieri, Liliana Cavani, Stefano Incerti, Vittorio Caprioli, Sandro Dionisio, e diventare una delle muse di Pappi Corsicato con cui ha girato ben 4 film.  

Carriera di prestigio eppure la notorietà, senza fare tanti giri di parole, gliel’ha data il personaggio spietato e crudele di Scianel in “Gomorra-la serie“…e anche per questo una delle domande a cui ha dovuto rispondere durante il nostro incontro ha riguardato le eventuali “colpe” delle serie tv sulla crisi del Cinema

Io penso che siano due scelte completamente differenti: la serie tv la guardo in tranquillità a casa magari con gli amici sfruttando la possibilità di vedere 5, 6 puntate di seguito, le cosiddette maratone che possono diventare anche momenti di svago e aggregazione; oppure può essere un appuntamento della settimana che non voglio perdere come capitava una volta con alcuni programmi. Al cinema ci posso andare anche da sola, la liturgia della sala non ha eguali…anche se le serie tv stanno raggiungendo livelli altissimi di qualità per come sono girati, ’Gomorra’ ne è un esempio lampante, al punto da divenire una sorta di Cinema seriale; il film è un prodotto differente a partire dal modo in cui viene pensato e scritto e ovviamente alla sua fruizione da parte dello spettatore“. 

Non sono mancate parole di elogio da parte della Donadio per il Social World Film Festival

Ho immediatamente accettato quando sono stata invitata a questo festival perché la capacità che ha avuto questo evento di nascere e crescere grazie ai giovani e di diventare un punto di riferimento per il cinema sociale è importante, esaltante e coinvolgente. Io negli ultimi tempi sto lavorando tanto con i giovani, autori, registi…da poco ho girato uno straordinario corto con alcuni ragazzi del Centro Sperimentale e appena sarà disponibile ho intenzione di portarlo in giro il più possibile per farlo vedere, magari l’anno prossimo lo faremo vedere qui al Social Festival di Vico Equense.” 

Nella Sala Stampa del Social World Film Festival allestita in una delle stanze del magnifico Castello Giusso di Vico Equense l’organizzazione ha collocato ad ogni angolo un cartonato con le immagini di alcuni miti del Cinema italiano; e tra questi Cristina Donadio ha subito notato Federico Fellini che le ha fatto tornare in mente un aneddoto degli esordi

Quando sento parlare o come in questo caso vedo l’immagine di Federico Fellini mi torna in mente una stupidaggine che ho fatto in gioventù e di cui ancora mi pento: fui scelta dal maestro Fellini per girare ’La Città delle Donne’ e così mi recai al Teatro 5, sua casa a Cinecittà, lo incontrai e lui disegnò un mio bozzetto e mi disse che ero ideale per rappresentare il sogno di Mastroianni nel film…truccata, vestita, retribuita mi presentai sul set per un mese intero…ma il maestro lavorava senza piani di lavorazione e io per un mese non ero mai stata chiamata per girare la mia parte…così un giorno arrivò a Cinecittà lo sceneggiatore Aurelio Chiesa che mi propose di interpretare il suo film d’esordio da regista che stava per cominciare a girare e io subito accettai…e così ho interpretato ’Bim bum bam’, di cui penso nessuno si ricordi, invece de ’La Città delle Donne’ di Federico Fellini…resta uno dei miei più grossi rimpianti“.

Elegante, affascinante, affabile, Cristina Donadio è agli antipodi del personaggio di Scianel che interpreta magistralmente in Gomorra-la serie, ed è solo una delle tante dimostrazioni della bravura e della sua capacità di indossare alla perfezione maschere di personaggi così diversi da lei, sia al teatro che davanti la macchina da presa.  

Nella sua carriera ha preso parte a quella rinascita culturale napoletana che tra fine anni ’80 e inizio ’90, attraverso Teatro e Cinema, ha ridato vigore artistico e speranza creativa ad una città che aveva difficoltà a venir fuori dalle macerie del terremoto, ed è protagonista in questi anni di una nuova rinascita culturale di una Napoli che si è liberata da quella immagine di città dell’immondizia che ci aveva fatto vergognare. 

Avendole vissute entrambi, abbiamo approfittato per chiederle quali sono le differenze tra questi due periodi vissuti dalla città, e se c’è il pericolo che come negli anni ’90 anche ora le istituzioni rendano illusoria tale rinascita non essendone all’altezza, se non addirittura tradendo la fiducia e le speranze dei cittadini

Io credo che il grosso errore sia sempre e comunque considerare la ’rinascita’ un punto di arrivo, perché deve essere un punto di partenza che spinge a non fermarsi e a migliorare.  

La stagione che tra anni ’80 e anni ’90 diede vita ai Teatri Uniti, al Teatro Nuovo, agli Annibale Ruccello, Enzo Moscato e al Nuovo Cinema Napoletano dei cosiddetti registi ’Vesuviani’ come Martone, Capuano, Corsicato, Incerti, De Lillo è venuta fuori dal post terremoto, dal desiderio e dalla necessità di ricostruire; era il dopo Eduardo e la volontà era anche di rinnovare il modo di rappresentare e di mettere in scena inevitabilmente con originalità per allontanarsi da un confronto con chi era stato unico nella drammaturgia.  

Quel periodo aveva la caratteristica di trovare sempre e comunque Napoli come protagonista delle opere degli autori, certo ognuno col proprio stile e con la propria sensibilità che hanno reso nel tempo alcuni di loro celebri e stimati a livello internazionale, ma con la città in primo piano nel bene e nel male.  La stagione di rinascita che stiamo vivendo adesso, e che dobbiamo vivere con orgoglio e come sprone continuo per il futuro, vede invece un gruppo di registi e sceneggiatori che raccontano storie che possono essere girate a Napoli, da artisti napoletani, nell’hinterland e nelle periferie campane, ma senza avvertire la necessità di anteporre la città alla storia…uno degli esempi migliori a riguardo è ’Indivisibili’ di Edoardo De Angelis, lo considero un film straordinario che, girato a Castelvolturno, narra una storia incredibile, emozionante e toccante e sopratutto la racconta in maniera sublime

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