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“Così parlò De Crescenzo” di Antonio Napoli e Serena Corvaglia

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Il 18 luglio 2019 ci ha lasciato Luciano De Crescenzo, uno degli intellettuali più popolari dagli anni ’80 in poi, un filosofo napoletano innamorato della propria città. Nel 2017 gli è stato dedicato un documentario, “Così parlò De Crescenzo”. L’opera di Antonio Napoli e Serena Corvaglia, prodotto dalla Bunker Hill, non è un semplice omaggio ad un uomo straordinario, ma un tentativo di raccontare il suo “mestiere, la vita” attraverso la sua voce e le sue riflessioni, i ricordi e le testimonianze di chi gli vuole bene, di chi lo ha amato, di chi ha lavorato con lui, di chi ci è andato a scuola insieme. 

Ingegnere, scrittore, sceneggiatore, attore e regista Luciano De Crescenzo ha pubblicato 47 libri (forse anche più di 50) tradotti in 19 lingue e diffusi in 25 paesi per un totale di oltre 20 milioni di copie vendute. Ha realizzato 4 film come regista, 7 come sceneggiatore, 8 come attore e ha condotto 7 programmi televisivi, ha collaborato con varie testate giornalistiche e nel 1994 gli è stata conferita la cittadinanza onoraria di Atene. 

Nato a Napoli, Luciano De Crescenzo, dopo aver studiato e lavorato 20 anni come ingegnere alla IBM, ha iniziato la sua carriera come scrittore e divulgatore di successo della filosofia e mitologia greca. Nella sua vita straordinaria Luciano è stato anche fotografo, sceneggiatore, regista, attore, vignettista, presentatore televisivo.

Tra il presente e il passato “Così Parlò De Crescenzo” trasporta lo spettatore lungo un viaggio alla scoperta di un grande uomo contemporaneo, grande compagno di avventure di Renzo Arbore, amico di Federico Fellini, spesso chiacchierato per i suoi flirt con bellissime donne… ma che non ha mai smesso di pensare al suo più grande amore, l’attrice Isabella Rossellini. 

Attraverso la sua vita, i suoi libri, i suoi film, Luciano De Crescenzo è riuscito a trasmettere con emozione tutta la potenza delle preziose qualità che più lo contraddistinguono: semplicità, ironia e un’infinita gioia di vivere.

“In IBM è molto importante il grado di ogni persona. Io sono diventato al massimo direttore di primo livello, e avevo come segno di riconoscimento, una caraffa per bere l’acqua e due bicchieri.  l mio capo invece nel suo ufficio, aveva una caraffa e quattro bicchieri. Il capo del mio capo, che era il direttore di tutto il distretto aveva una caraffa e sei bicchieri. Ogni volta che uno entra in un ufficio in IBM, non guarda mai di fronte, guarda subito a destra per vedere quanti bicchieri ci sono, per sapere con chi ha a che fare. Ora, siccome io non volevo vivere tutta la vita mia per arrivare a  ’sei bicchieri’, ho preferito andare via”

Luciano De Crescenzo

 





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