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Ritorno alla realtà: “Scugnizzi” di Nanni Loy, un film che graffia l’anima

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Nel panorama del cinema italiano degli anni ’80, “Scugnizzi” (1989), firmato dal veterano Nanni Loy, emerge come un’opera vibrante, sincera e profondamente toccante. Non è un semplice film di denuncia, ma un affresco umano che pulsa di vita e contraddizione, ambientato nei vicoli di Napoli e nei corridoi cupi del carcere minorile di Nisida.

Loy, già maestro nel raccontare la società attraverso uno sguardo partecipe e mai giudicante, affida alla musica (alle bellissime canzoni scritte da Claudio Mattone, premiato con un Nastro d’Argento per la Musica e due David di Donatello per Colonna Sonora e Canzone) — e in particolare al teatro musicale — il ruolo di salvezza e speranza.

Il protagonista, un regista teatrale interpretato da Leo Gullotta, intraprende un laboratorio con un gruppo di giovani detenuti: ragazzi feriti, segnati da vite difficili, ma ancora capaci di sognare. Ed è proprio in questo contrasto tra la durezza della realtà e il potere redentivo dell’arte che il film trova la sua cifra stilistica più potente. Lo stile registico è asciutto, quasi documentaristico, in linea con l’impronta neorealista che ha sempre caratterizzato il cinema di Loy.

Le interpretazioni dei giovani attori — molti dei quali non professionisti — aggiungono un realismo spiazzante, a tratti brutale, ma sempre autentico. Le loro storie si intrecciano, si sovrappongono, si perdono e si ritrovano, regalando allo spettatore un mosaico di emozioni forti, mai edulcorate.

Scugnizzi” è un film che parla ai margini, ma che interpella il centro. È un atto d’amore verso Napoli e i suoi figli più dimenticati, ma anche una critica sociale lucida e ancora attuale. Un’opera che commuove, interroga e, soprattutto, non lascia indifferenti.

In un’epoca in cui il cinema sembra talvolta dimenticare la sua funzione civile, Loy ci ricorda che raccontare la realtà — e farlo con cuore e rigore — è ancora un gesto rivoluzionario.

SCUGNIZZI (1989)

regia di Nanni Loy

soggetto e sceneggiatura: Elvio Porta e Nanni Loy

musica: Claudio Mattone

cast: Leo Gullotta, Gaetano Amato, Francesco Allocca, Pino Ammendola, Sara Basile, Germano Bellavia, Luciano Spena, Alessandro Borgese, Christian Capone, Pino Caruso, Italo Celoro, Giacomo Colella, Tosca D’Aquino, Giuseppe De Rosa, Stefano De Sando, Nicola Di Pinto, Aldo Giuffré, Massimo Giunto, Fabio Grossi, Peppe Lanzetta, Marco Leonardi, Giuseppe Merolla, Claudia Muzii, Piero Pepe, Imma Piro, Graziella Polesinanti, Elio Polimeno, Lina Polito, Enrico Ciuro, Pierpaolo Rossi, Gigi Savoia, Gerardo Scala, Massimo Colatosti, Pietro Sarubbi, Luigi Uzzo, Giuseppe Viscatale De Losa, Armando Marra, Giuseppe Gregorio, Pietro Sarubbi, Dante Marmone, Nello Riviè

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