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Stasera su Rai 5 “Piano piano” di Nicola Prosatore, un esordio toccante e autentico tra nostalgia e disincanto

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“In un tempo che sta per finire, l’attesa è un gesto rivoluzionario.”

Con Piano Piano, Nicola Prosatore firma un esordio alla regia di finzione che vibra di delicatezza, nostalgia e disincanto, ambientando il racconto in una Napoli del 1987 (l’anno del primo Scudetto) che sta per cedere il passo alla modernità – non tanto quella tecnologica, ma quella urbanistica, politica, sociale. La pellicola ruota attorno alla giovane Anna, interpretata con sorprendente grazia e naturalezza da Dominique Donnarumma, rivelazione del film. Anna ha tredici anni, ma è già costretta a confrontarsi con la disgregazione di un mondo che conosce – il palazzo in cui vive è destinato alla demolizione, metafora trasparente di un’infanzia al tramonto.

In questo contesto sospeso, tra scatoloni e promesse, emerge una galleria di personaggi vividi e dolenti: la madre Teresa (una straordinaria Antonia Truppo), Peppino (Giuseppe Pirozzi) costretto a crescere troppo in fretta, Ciro (Massimiliano Caiazzo), e altri abitanti come Sabrina (Brunella Cacciuni), Totonno (Giovanni Esposito), l’ambiguo e misterioso Mariuolo (Antonio De Matteo) e Don Gennaro (Lello Arena) che sembrano usciti da un affresco neorealista, ma con una tinta surreale che richiama il primo Fellini.

Il film si distingue per una messinscena calibrata, frutto della direzione fotografica elegante di Edoardo Carlo Bolli, che riesce a imprimere sulla pellicola il senso di calore, umidità e immobilità di un’estate meridionale. L’attenzione al dettaglio scenografico (a cura di Gaspare De Pascali e Brunella De Cola) e ai costumi (firmati da Giuseppe Ricciardi) contribuisce a costruire un universo credibile eppure sospeso, dove tutto è in trasformazione ma nulla cambia davvero.

Prosatore – con una formazione maturata nei cortometraggi e nei documentari – affronta il suo primo lungometraggio con una regia che evita il compiacimento e preferisce restare in ascolto dei personaggi. Come sottolinea nelle sue note di regia, il film nasce da un’esperienza personale e da una fascinazione per l’attesa: l’attesa che si respira nei cortili, nei silenzi tra madre e figlia, nei desideri inespressi. E proprio l’attesa diventa lo spazio narrativo e poetico in cui i protagonisti si definiscono.

Centrale è anche l’aspetto musicale, con la colonna sonora originale di Francesco Cerasi, che riesce a contaminare suggestioni elettroniche e malinconiche senza mai sovrastare l’immagine, ma accompagnandola con leggerezza. Il cast tecnico e artistico lavora in sinergia, e si avverte la cura produttiva di Briciola Film e Eskimo Produzioni, insieme al sostegno di Rai Cinema. Ogni elemento concorre a dare forma a un racconto piccolo solo in apparenza: il film di Nicola Prosatore è una storia intima che riesce, con tocco lieve, a parlare del passaggio – quello individuale dall’adolescenza all’età adulta, e quello collettivo da un’Italia passata a un’Italia che sta ancora cercando sé stessa.

Piano Piano è un film che richiede ascolto e pazienza – proprio come suggerisce il titolo – e che ripaga con un’immersione emotiva sincera, senza forzature. È un’opera prima che rivela una voce autoriale già matura, capace di guardare indietro con tenerezza e al presente con lucidità.

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