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“Mater Natura” di Massimo Andrei

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Song’ nu trans…nun song’ né carne né pesce! – E che ssì ? – Song’ na bucia !

Quando ormai la storia volge al termine si sente questo dialogo tra Desiderio, il trans protagonista della vicenda, e Maria, la moglie dell’uomo di cui è innamorato; non ci sono parole più crude e più dure di queste per descrivere sinteticamente lo stato d’animo che trasmette Mater Natura, la sensazione di un’emarginazione che va a braccetto con una vita da inventarsi e da vivere sempre sull’orlo, con poche certezze, nessun diritto riconosciuto, neanche quello di amare. 

La pellicola di Massimo Andrei è stata una rivelazione, una piacevole scoperta venuta fuori dalla Mostra del Cinema di Venezia che giustamente gli ha attribuito i premi come Miglior Opera Prima, Miglior Film della Settimana della Critica nonché il Premio Fedic.

Mater Natura è una storia d’amore, è la storia della difficoltà di vivere l’amore nella diversità, in una società restia ad accettare nella propria quotidianità queste storie costrette a rimanere clandestine, anche se risapute, per non turbare la quiete degli ipocriti benpensanti. 

Desiderio, all’anagrafe Salvatore, si innamora perdutamente di Andrea, un aitante ragazzo che gestisce un autolavaggio, e sogna di cambiare completamente vita per potergli vivere accanto.

Smette di prostituirsi e continua solo con gli spettacoli notturni nei locali: quella che poteva apparire solo cocente passione si rivela il suo più grande amore.

Ma la realtà è piena di ostacoli: i genitori di Desiderio non riescono ad accettare il cambiamento del figlio; Andrea non è quello che pareva, ha anche una relazione “regolare”, “normale”, e si sposa. 

L’esistenza di Desiderio diventa ancora più tormentata di quanto non fosse prima, e neanche l’appoggio di due amiche anch’esse “diverse”, Massimino (che l’ha accolta in casa propria quando scappò dai genitori) ed Europa (prostituta filosofa dal cuore nobile alla ricerca della felicità per sé e per gli altri), riesce a farla stare meglio; l’amore per Andrea è incontrollabile.

Come spesso succede sarà il destino a segnare le loro esistenze, un destino troppe volte irrimediabile… 

Il film va via liscio nonostante il tema delicato che tratta, e la bravura del gruppo che ci ha lavorato è stata anche quella di non far diventare la storia una farsa; il confine tra comicità e tragedia, l’intensità interpretativa anche nei momenti per così dire leggeri è di ottimo livello e probabilmente sarebbe stata ancor più apprezzabile se in alcuni casi si fosse evitato il doppiaggio che alcuni attori hanno fatto a se stessi.

Per esempio il prestante Valerio Foglia Manzillo, già visto ed apprezzato ne L’imbalsamatore di Matteo Garrone, perde colpi nella recitazione in lingua napoletana che pare forzata, soprattutto se confrontata a quella del resto del cast che invece risulta spontaneo e credibile; a partire dalla protagonista Maria Pia Calzone, molto brava nell’atipico ruolo del trans Desiderio affidatole dal regista proprio per sottolineare l’assoluta voglia e intenzione del personaggio in questione di essere donna. 

Vera e propria rivelazione Vladimir Luxuria che, nel ruolo di Massimino, alterna la dolcezza alla rabbia senza mai sfociare nel ridicolo e anzi mostrando doti istrioniche che in molti già avevano apprezzato a teatro.

Assoluto mattatore l’eccellente Enzo Moscato, a torto valorizzato poco o niente dal cinema contemporaneo: intenso e vero come pochi, recita il ruolo della prostituta Europa con la stessa magnificenza e poesia con cui ha interpretato Gaetano Filangieri ne Il resto di niente e con la stessa brillantezza mostrata nel ruolo dell’eccentrico parroco di Libera. Attore straordinario. 

Riduttivo definire comprimari i bravissimi Franco Javarone, Teresa Del Vecchio, Fabio Brescia, HER, Sara Carbone, soprattutto per la coralità della loro recitazione allo stesso tempo lineare e completamente fuori dagli schemi.

Un plauso all’esordiente Massimo Andrei; il regista non ha scelto una storia facile per cominciare con il cinema e l’azzardo è stato premiato da un’opera riuscita bene che si spera riesca a sopravvivere nelle sale cinematografiche tanto da poter essere apprezzato da quanto più pubblico possibile, anche perché come ha detto Andrei “è una storia di dignità e di riscatto sociale che appartiene a tutti”.

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