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IL GRANDE PROGETTO di Vincenzo Marra – c’era una volta Bagnoli Futura

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Nel 1996, il comune di Napoli approva un progetto di riqualificazione urbana per la riconversione dell’ex sito industriale di Bagnoli, che si propone di creare un insediamento a bassa densità abitativa con un’alta qualità ambientale. Il presidente e il direttore generale della Bagnoli S.p.A., l’organo preposto alla realizzazione del progetto, supervisionano il lavoro e dialogano con le istituzioni, i sindacati e la stampa, mentre Biagio, un operaio di trent’anni, costruisce con la sua gru il futuro della città. 

Tutto questo viene raccontato dall’occhio della telecamera di Vincenzo Marra che, con Il grande progetto, nel 2008 gira un documentario su Bagnoli, sui luoghi dell’ex fabbrica Italsider dismessa dal 1991: 600 milioni di euro fra finanziamenti di enti locali campani ed europei, per bonificare l’ex luogo Italsider ed edificarvi un’area ecosostenibile di strutture, appartamenti, aree ricreative, culturali, uffici, alberghi e porto nautico di fronte all’isolotto di Nisida verso i Campi Flegrei. E questo a cura di Bagnoli Futura Spa, società a maggioranza di capitale pubblico creata dal Comune di Napoli e presieduta da un ex vicesindaco, il prof Rocco Papa e diretta dall’ingegnere Mario Hubler. Progetto andato in fumo in epoca recente, con sviluppi giudiziari e terremoti politici annessi che hanno poi portato nell’ultimo anno al braccio di ferro tra Comune di Napoli e Governo nazionale per la definizione di un nuovo piano per l’Area ex Italsider. 

Proprio in seguito ai numerosi mutamenti e alle traversie politico-giudiziarie diventa ancora più importante un lavoro documentaristico come quello di Vincenzo Marra; alla stregua di un “reperto storico” il film ci sbatte in faccia anni di progettualità e risorse finite nel nulla e sono ancora più significative, lette ora, le parole che il regista diceva dopo aver girato Il grande progetto

L’adesione al progetto da parte dei protagonisti è stata fantastica e mi ha dato la possibilità di entrare in una stanza solitamente chiusa, cosa che potrà consentire allo spettatore di comprendere la complessità che si nasconde dietro la realizzazione di una grande opera. In un momento così difficile per la città di Napoli, vedere dei politici al lavoro, impegnati nella realizzazione di una grande impresa che è la speranza di rinascita della città, piuttosto che dibattersi nel tentativo di arginare gravi situazioni di emergenza, è un’occasione rara“. 

Sul modo in cui aveva girato e sul momento “cinematografico” di Napoli, nel 2008 Marra diceva:

La tecnica che ho usato è la stessa di altri miei due documentari dedicati a Napoli, la mia città: il pedinamento. Mi interessava il futuro di Napoli il cui Golfo è ritenuto da tecnici ed esperti urbanistici importante quanto quelli di Rio de Janeiro e Istanbul. Di recente, Napoli è entrata nell’interesse planetario mediatico con GOMORRA che è un precedente che non si può ignorare. Credo che bisogna pensare al libro di Saviano e al film di Garrone come a opere che servano da stimolo per trovare argomenti sempre più originali e rigorosi. Allora ho ritenuto che fosse un modo serio di approcciare al problema quello di raccontare il potenziale futuro di quella parte di città. Oltre al professore e al direttore, ho intervistato più volte l’operaio Biagio Rocca Casale. Inoltre il film racconta di confronti, riunioni, scioperi, vite intrecciate al Grande Progetto post-Italsider.

Il grande progetto di Vincenzo Marra va visto e diffuso e soprattutto la visione va consigliata agli amministratori pubblici comunali e nazionali con una domanda in allegato: “Quanto ancora deve attendere Bagnoli per essere liberata?

Guarda il documentario su Youtube

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