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Claudio Giovannesi, premiato come “Regista dell’anno” al Social World Film Festival 2019 – l’intervista

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Anno speciale il 2019 per Claudio Giovannesi: il regista romano ha conquistato l’Orso d’argento per la migliore sceneggiatura al Festival di Berlino grazie al suo ultimo film “La paranza dei bambini“, scritto con Maurizio Braucci e Roberto Saviano (autore del libro da cui è tratto); ed è appena stato premiato al Social World Film Festival di Vico Equense come “Regista dell’anno“.


Quattro lungometraggi e due documentari finora per lui. Ma è con i suoi ultimi tre film “Alì ha gli occhi azzurri“, “Fiore” e “La paranza dei bambini“, inframmezzati dall’esperienza importante avuta con la direzione di alcuni episodi di “Gomorra – la serie“, che ha conquistato elogi e riconoscimenti nazionali e internazionali. Opere legate dall’età dei protagonisti ma anche da una scelta narrativa precisa.

Oltre ad avere come protagonisti adolescenti i tuoi ultimi film sono accomunati dall’assenza di giudizio morale nei loro confronti. Come mai hai fatto questa scelta narrativa?

Io metto al centro di ciò che racconto degli esseri umani; quello che cerco di fare è di non giudicarli. Ciò che rende simili ’Alì ha gli occhi azzurri’, ’Fiore’ e ’La paranza dei bambini’ è che raccontano un’età  in cui i protagonisti devono scegliere cos’è il bene e cos’è il male. Un’età in cui c’è la formazione di tutto questo, in cui i sentimenti sono vissuti in maniera totale, sono questioni di vita e di morte…noi adulti tendiamo a razionalizzarli, a renderli più gestiti. 

L’empatia che ho con i protagonisti dei miei film, riconoscendomi anche in loro…perché qualsiasi sedicenne sia ricco sia povero sia innocente sia criminale vive l’amore per la madre, l’amicizia nello stesso modo…mi consente di riconoscere la loro umanità e la metto al centro delle storie che racconto. Perché spesso, giustamente, questo tipo di storie sono raccontate con la distanza della cronaca…ed io mi sono riproposto di togliere queste distanze nella narrazione

Gli adolescenti protagonisti di queste storie rappresentano anche la possibilità di scegliere ad un certo punto del percorso di crescita di cambiare direzione: Alì alla fine lascia una parvenza di speranza, in ’Fiore’ la ragazza fugge ma verso l’amore; i ragazzi de ’La paranza’ invece sono dei perdenti inconsapevoli, irrimediabilmente sconfitti dalla scelta criminale che nega loro di vivere i sentimenti fondamentali dell’adolescenza.

’Alì ha gli occhi azzurri’ ha un tema un po’ diverso perché è la storia di un ragazzo che prova a rinunciare alla propria cultura, e non ce la fa….quindi in ogni caso anche lui deve capire cos’è il bene e cos’è il male, deve capire se gli è possibile rinunciare alle proprie radici e alla fine non ce la fa. E non è un film che alla fine dà una risposta, pone delle domande.

La paranza dei bambini’ invece pone al centro della storia una domanda cruciale: è possibile tornare a un’innocenza perduta? Purtroppo il protagonista si rende conto che per lui è impossibile, è questa la vera tragedia di Nicola (interpretato da Francesco Di Napoli)…un ragazzo che prova a fare il bene attraverso il male, un ragazzo meraviglioso il protagonista di questo film. Solo che nel percorso che fa, il suo ideale di bontà e di bellezza in qualche modo viene distrutto dal contesto in cui vive.”

Senz’altro uno dei più talentuosi registi del panorama cinematografico italiano contemporaneo, Claudio Giovannesi è anche una persona a cui piace molto parlare del proprio lavoro…e come i suoi film anche le sue dichiarazioni sono interessanti e mai banali.

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