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“Posso entrare? An ode to Naples” stasera su Rai 1 alle 23:10

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Napoli, città di cultura e creatività, ma anche di caos e di abbandono criminale. La regista Trudie Styler affronta la sfida, i contrasti e le complessità di questa città unica. Lasciando che sia la gente di Napoli a raccontare la propria storia, rivela una città di generosità e crudeltà, una città di luci e ombre.

Le testimonianze raccolte dalla regista sono di Clementino (artista), Don Antonio Loffredo (Parroco del Rione Sanità), Vincenzo Pirozzi (Regista e attore fondatore di SanitA’rt), Lorenzo Martone (Sarto), Silvia Martone (Casalinga), Michelle Guarino (Guantaia), Alessandra Clemente (Consigliera comunale Napoli), Roberto Saviano (Scrittore), Nora Liello (Nuotatrice), Antonio Amoretti (Veterano delle Quattro
Giornate di Napoli), Paolo Acunzo (Direttore dell’Orchestra Sanitansamble), Poppò (Acquafrescaio), Carmine Cervone (Tipografo), Lello Esposito (Scultore e pittore), Jorit (Artista), Ralph P (Musicista), Francesco Di Leva (Attore e fondatore del teatro NEST), Immacolatina e Gennaro Palmieri (Venditori ambulanti), Vincenzo Palumbo (Tassista), Alfonso Iaccarino (Chef).

L’ode a Napoli di Trudie Styler

Quando ho scritto la mia prima proposta per questo documentario, era principalmente un elenco di domande: chi prospera a Napoli? Chi lotta? Cosa spinge la città ad andare avanti? Cosa ostacola la sua crescita? Povertà, resilienza, criminalità, famiglia, calore, pericolo, festa, passione, musica e balli… Napoli è spesso sinonimo di volatilità, oscurità e sopravvivenza. Ma in realtà la città sembra più viva, la sua gente più compassionevole e amichevole di quanto abbia il diritto di esserlo. Allora, qual è la vera storia? E qualcuno, tranne un napoletano, può mai conoscere davvero Napoli? In quanto regista di origine britannica ma residente in America, sono la definizione di outsider. Ho una casa in Italia da due decenni, ma come vi dirà ogni napoletano, la Toscana non è Napoli. Sofia Loren l’ha detto meglio: non sono italiana, sono napoletana.

Napoli è una cultura a sé. Quello che i miei occhi hanno da offrire a Napoli è estrema meraviglia, estrema curiosità. Occhi freschi che possono guardare la città con dettaglio e compassione. Napoli è sopravvissuta per 3000 anni. Non è affatto una nuova realtà da raccontare, ma ne è una assolutamente straordinaria. Continuo a sentire ovunque vada: “Napoli è un teatro“. Ogni singola persona, luogo e storia della città è costantemente in mostra. Vuole essere guardata. Non c’è anima a Napoli senza una storia che meriti tempo sullo schermo. Ci sono mille domande da porre a Napoli e potrebbero esserci diecimila risposte. Sembra un compito degno perché la città è sempre stata così aperta, la sua gente accogliente e disposta a condividere. Non solo con me, ma tra di loro. Tradizioni come il caffè sospeso ispirano la mia visione di Napoli.

Al mattino, quando vanno a prendere un caffè, i napoletani pagano una seconda tazza per un cliente successivo, magari uno studente povero o qualcuno che vive per strada. Questi semplici atti di generosità permeano tutta la cultura napoletana. È una città che richiede grande cura e protezione. Forse perché, in fondo, Napoli è una città non protetta. A sud si trova il Vesuvio, il vulcano che distrusse Pompei ed è eruttato con effetti mortali molte volte dalla più famosa devastazione del 79 d.C. È una presenza incombente e uno sfondo costante, quando si visita Napoli, sempre presente all’orizzonte. Ed è solo il vento che ha protetto Napoli dalla pericolosa lava e cenere del Vesuvio. Il vulcano è costantemente monitorato in questa epoca moderna, ma un’eruzione sfortunata sarebbe devastante per l’area. Questa presenza di pericolo si fa sentire in tutta la città.

Ma poiché la popolazione rimane non protetta da una forza così al di fuori del proprio controllo, ha trovato i propri modi per sentirsi al sicuro. Una protezione emotiva: comunità, cultura, orgoglio, carità. Famiglia, musica, cibo. Potrebbe non esserci una città più presente, che più vive nell’oggi di Napoli. Non mancano problemi o difficoltà, ma anche nella sua oscurità e morte, è una città di forza vitale ineguagliabile. Luce e oscurità, vita e morte: questi contrasti definiscono la città e il nostro documentario su di essa. Si dice che Napoli nasca ogni mattina e muoia ogni notte. Inizieremo con un battesimo e termineremo con il sole al tramonto, a simboleggiare la speranza che deriva dal ciclo ricorrente di vita e morte e di nuovo vita.

Trudie Styler

Percy Bysshe Shelley scrisse “Ode a Napoli” (1820) sulla scia del fervore rivoluzionario dei moti del 1820-21. Nel poema c’è un invito a liberarsi dalla tirannia e l’esaltazione dell’elemento paesaggistico e patriottico della città.

Ode a Napoli
I.
Mi sono fermato all’interno della città dissotterrata,
e sentivo le foglie autunnali come passi leggeri
di spiriti che passano per le strade, e udivo
la voce sonnolenta della montagna a intervalli
fremere attraverso quelle sale senza tetto:
il tuono oracolare penetrante scosse
l’anima in ascolto nel mio sangue sospeso;
sentivo che la Terra dal suo profondo cuore parlava,
sentivo, ma non sentivo. Attraverso colonne bianche
brillava
l’inondazione dell’oceano che sosteneva l’isola,
un piano di luce tra due cieli d’azzurro;
intorno a me brillavano molti sepolcri luminosi
della cui pura bellezza il tempo, come se il suo piacere
fosse di risparmiare la morte, non aveva mai cancellato;
ma ogni lineamento vivente era chiaro
come nel pensiero dello scultore; e là
le corone di mirto pietroso, edera e pino,
come foglie invernali coperte da neve modellata,
sembravano solo non muoversi e crescere
perché il silenzio cristallino dell’aria
pesava sulla loro vita, come il potere divino,
che allora cullava tutte le cose, covava sulla mia.
II
Poi si levò un vento leggero,
mescolato a un selvaggio suono eolico e un odore di
montagna;
e dove l’oceano Baiano
si muove con movimenti simili all’aria,
dentro, sopra, intorno alle sue pergole di verde stellato,
muovendo i fiori di mare in quelle grotte di porpora,
così come l’atmosfera senza riposo
fluttua sul regno dell’Eliseo,
mi ha portato, come un angelo, sopra le onde
della luce del sole, il cui rapido pinnacolo di aria
rugiadosa
nessuna tempesta può travolgere.
Ho navigato dove mai scorre
sotto la calma serena
uno spirito di profonda emozione,
dalle tombe sconosciute
dei morti re della melodia.
Ombra scura dell’Aorno al timone
l’etere orizzontale; cielo messo a nudo
le sue profondità sull’Eliseo, dove la prua
rese l’acqua invisibile bianca come neve;
Da quel monte Tifeo, Inarimé,
scorreva un vapore soleggiato, come lo stendardo
di un’eterea armata;
mentre da tutta la costa
sempre più forte, riunendosi, vagavano

sopra i boschi oracolari e il mare divino
profezie che crescevano chiaramente.
Mi posseggono – le devo proferire – loro saranno il fato!
III
Napoli! Tu cuore di uomini che sempre ansima
nudo, sotto l’occhio senza palpebre del Cielo!
Città Elisia, che calmi con incantesimi
l’aria ammutinata e il mare! Essi attorno a te sono
attratti,
come sonno attorno all’amore!
Metropoli di un Paradiso in rovine
da tempo perduto, di recente vinto, ma pure ancora
solo a metà riconquistato.
Altare luminoso del sacrificio sanguinoso,
Quale vittoria armata offre all’amore senza macchia, il
fiore incatenato!
Tu che sei stata una volta, e poi hai smesso di essere,
ora tu sei e sarai per sempre libera,
se la speranza, la verità e la giustizia riusciranno a farsi
valere.
Salute a te, salute a te, salute a te!
IV
Grande Spirito, amore profondo!
Che governa e muove
tutte le cose che vivono e sono, all’interno della sponda
italiana;
chi sparge il cielo attorno ad essa,
i cui boschi, rocce, onde, la circondano;
chi siede nella tua stella, sopra la superfice occidentale
dell’Oceano;
spirito di bellezza! Al cui dolce comando
i raggi del sole e le piogge improvvise separano la sua
abbondanza
dal gelo del seno della terra;
o, fai che ognuno di questi raggia sia un marchio
accecante
di fulmini! Fai che quelle piogge siano rugiada di veleno!
Fai in modo che l’abbondanza della Terra uccida!
Fai che il tuo luminoso Cielo,
mentre la luce e l’oscurità lo legano,
sia la tomba di chi ha voluto
farne la nostra e la tua!
Oppure, con i tuoi ardori che creano armonia riempi e fa
sollevare i tuoi figli, come sopra l’orizzonte prono
la tua lampada alimenta ogni onda crepuscolare con il
fuoco!
Sia forte la speranza dell’uomo e vivo il desiderio
lo strumento per dar vita alla tua volontà divina!
Poi nuvole da raggi di sole, antilopi da leopardi,
ed i tuoi pensieri e le tue paure da te,
non fuggirebbero più rapidamente,
di lupi celtici dai pastori ausoni.
Qualsiasi Spirito, dal tuo santuario stellato
tu generi o tieni per te, o, lascia
questa città del tuo culto, per sempre libera!

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