Happening Under Vesuvio – i numeri dell’edizione 2025


Si è conclusa con 300 presenze che hanno partecipato a un’esperienza immersiva, lontana dalle logiche convenzionali dei festival, l’edizione 2025 di Happening Under Vesuvio, ideato da Alessia Siniscalchi e dal collettivo italo-francese Kulturscio’k (attivo a Parigi con progetti multidisciplinari in ambito performativo, visivo e sonoro), in collaborazione con Kulturfactory (via Raffaele Ferrante, 4) a Domicella (AV) e con il matronato del Museo Madre Happening Under Vesuvio è molto più di un festival: è un evento artistico internazionale che riunisce nel cuore della terra vesuviana artisti provenienti da tutto il mondo.
L’esperienza artistica collettiva cambia forma ogni anno, proprio come il territorio vulcanico che la ospita, con performance, installazioni, video, musica dal vivo e momenti di riflessione condivisa, spingendo l’arte oltre i confini tradizionali. È un omaggio al Vesuvio, al Sud, alla terra e all’essenza femminile, all’incurabilità del femminile, agli anti-profeti e all’abolizione dei confini. Gli artisti che hanno preso parte alla due giorni insieme ad Alessia Siniscalchi: EXTRAPOLO (ex La Famiglia), Maria Mazzella, Thomas Laigle, Imma di Lillo, Francesca Chiacchio, Giovanni Ambrosio, Paul Spera, Antonia Kube, Federica Clarizia, il duo Hylozoic :Desires, Danilo Scarpati, Paulina Mikol, Phil St. George, Didier Leglise, Marco Cappelli, l’urban artist Johnny Camping, Veronica Rastelli, La Casaforte SB, Emanuele Errante.
«Abbiamo posto l’accento sul concetto del rituale proposto da La Casaforte SB – spiega Siniscalchi – abbiamo piantato e abbracciato un albero tutti insieme, dando vita e forma a nuove esperienze artistiche che costituiscono la base di partenza per il prossimo anno, in cui vorrei dedicare uno spazio ad ogni artista. Happening Under Vesuvio è, infatti, pensato come un evento in continua trasformazione, che intende radicarsi nel tempo attraverso gesti simbolici, rituali condivisi e nuove presenze artistiche. Non un festival qualsiasi, ma un’esperienza in cui il rito, l’arte e il territorio si intrecciano per creare una comunità temporanea ma profonda, che si rinnova di anno in anno sotto il segno del Vesuvio».
L’edizione appena conclusa è stata dedicata alla memoria di Vincenzo Maria Siniscalchi, personalità visionaria che ha fortemente voluto trasformare il vesuviano in un centro di produzione e trasmissione artistica, e ha promosso la libertà di pensiero e di espressione e riflette su temi universali quali l’identità, i confini, le radici, la visione femminile come forza curabile e incurabile, al di là dei generi e delle forme, ed i valori necessari per combattere la discriminazione e dare voce agli anti-profeti.

Qui l’elenco delle opere degli artisti internazionali che hanno partecipato all’evento:
– Giovanni Ambrosio e le pietre vesuviane, previsioni performative anti profetiche;
– il video In the Spirit of the fountain (a Pompei committment) del duo artistico Hylozoic :Desires (Himali Singh Soin & David Soin Tappeser);
– il percorso performativo vesuviano di Maria Mazzella ai bordi della terra vesuviana, dove implosione ed esplosione si incontrano (#borders #implosion #explosion);
– la chill zone di Noty Aroz (Johnny Camping);
– l’installazione sonora esplosiva di Thomas Laigle;
– il tappeto musicale di Didier Leglise;
– la camera elettronica di Phil St. George;
– gli interventi creativi di EXTRAPOLO (ex La Famiglia) che ha composto il pezzo Vesevo;
– i testi poetici di Paulina Mikol;
– le azioni performative di Paul Spera, Antonia Kube, Federica Clarizia e la stessa Siniscalchi;
– il tappeto fotografico e il labirintico di Francesca Chiacchio;
– le fotografie di Imma di Lillo;
– il video “punto cieco” di Danilo Scarpati da Barra al Vesuvio (#implosione #expolosion);
– Veronica Rastelli con un’opera di Land Art ;
– La Casaforte SB con Noi piantiamo gli alberi e gli alberi piantano noi (azione ispirata da Joseph Beuys) ;
– Emanuele Errante con Paroxysm, un’esperienza sonora immersiva ;
– Francesca Chiacchio con azioni performative in fotografia.

Happening under Vesuvio e la sua filosofia
La residenza Kulturfactory è dedicata all’innovazione e alla creatività, all’arte e all’innovazione. Promuove un nuovo modo di concepire l’arte. La scelta di un luogo isolato, remoto, minacciato dalla natura e talvolta impietoso sottolinea la sua indipendenza.
Happening under Vesuvio dà, così, voce alle minoranze, ai rifugiati, ai bambini, ai più fragili, insieme alle voci di chi ha tentato di annullare le differenze e che spesso si è smarrito. Dà spazio a forme d’arte anti-profetiche, a volte scomode, disturbanti, non sempre accolte, ma necessarie per aprire nuovi sguardi sul presente.